Produzione interna o esternalizzazione?

C’è già un quarto di secolo a separarci dal fatidico anno 2000, e quello che è appena iniziato sarà senza dubbio un anno di sfide e di innovazioni, un anno in cui ciascuno di noi sarà chiamato a costruire e a mantenere – giorno per giorno – un equilibrio funzionale tra le esigenze del mercato e l’evoluzione tecnologica. Un contesto in continuo cambiamento, che obbliga ogni azienda a pensare e ripensare le proprie strategie di produzione, e a ricalibrare le proprie scelte su tanti aspetti, anche rispetto all’eterno dilemma tra l’internalizzazione e l’esternalizzazione dei processi. Riportando, ad esempio, questo discorso nel campo della stampa, da un lato, internalizzare tutti i processi significa avere un controllo pressoché totale sui tempi, sulla quantità e sulla qualità; dall’altro, l’esternalizzazione della produzione permette di ridurre i costi fissi, e di mantenere una struttura aziendale più snella e flessibile.

E allora: qual è la scelta giusta, internalizzare o esternalizzare i flussi di stampa?

Quando si tratta di piccole tirature, internalizzare la produzione potrebbe rivelarsi una strategia vincente, che determina diverse ripercussioni positive. Per chi lavora alla realizzazione di prodotti su misura in quantità ridotte (come packaging, materiale promozionale, stampa su tessuto), avere il controllo completo del processo produttivo in azienda consente, prima di ogni altra cosa, di evitare il rischio della sovrapproduzione. In realtà, assieme al fattore quantitativo, entra in gioco l’elemento della qualità, in una dinamica che potremmo definire di controllo: internalizzare a tutto tondo i processi di produzione significa chiudere un cerchio, partire dall’idea e arrivare al prodotto, mantenendo al massimo il grado di cura e di attenzione in ciascuna delle fasi del processo, dalla progettazione alla scelta dei materiali, fino alla realizzazione. Questa scelta, inoltre, porta con sé l’integrazione – nel workflow aziendale – di processi che, ripetendosi, vanno man mano a consolidarsi, generando così anche un miglioramento degli standard qualitativi e l’acquisizione di un know-how specifico ed esclusivo. Certo, per internalizzare la stampa bisogna innanzitutto investire in macchinari e software, un impegno economico importante che diventa ancora più significativo tenendo conto dei costi di manutenzione e delle spese per la formazione del personale e per l’aggiornamento delle macchine.

Scegliere la strada dell’esternalizzazione dei flussi di stampa significa, di contro, significa non esporre finanziariamente la propria azienda per l’acquisto e la manutenzione di attrezzature e macchinari costosi, per affidarsi quindi a fornitori esterni specializzati. Si riducono di certo i costi, ma con loro si riduce anche la possibilità di avere un controllo completo e diretto sul processo produttivo. In generale, poi, se consideriamo volumi di stampa consistenti, allora l’esternalizzazione potrebbe rivelarsi – nel lungo periodo – un processo poco vantaggioso dal punto di vista economico.

Torna allora la domanda: produzione interna o esternalizzazione?

Non esiste, ovviamente, una risposta universale, che sia valida e giusta per tutti. Esiste però una risposta a misura di ogni azienda, una soluzione che passa dalla costruzione del giusto equilibrio tra controllo, efficienza e sostenibilità economica. Partire dall’analisi dei processi produttivi, incrociare le innovazioni tecnologiche del mondo della stampa, per arrivare quindi all’elaborazione della soluzione più efficace: è probabilmente questa la strada giusta. D’altronde, dietro una vera rivoluzione c’è sempre una lunga e serissima fase di studio e di analisi del reale.